Il vino verso il futuro secondo Marcello Lunelli

I AM n.8 ha il suo focus sul vino e su tutti i processi che lo portano verso il futuro. Ne abbiamo parlato con Marcello Lunelli, Vicepresidente e CTO di Cantine Ferrari.

Il vino, per noi tutti amanti del nettare di Bacco, è parte integrante del patrimonio culturale, enogastronomico e turistico dell’Italia e di molti altri Paesi. Modella i nostri paesaggi e fa parte della millenaria storia umana. Molti lo conoscono, lo apprezzano e lo degustano con moderazione. Nell’ultimo decennio, il vino si è arricchito di numerosi altri significati che vanno oltre le sue intrinseche caratteristiche organolettiche e sensoriali.

La cultura enologica è vissuta e si è sviluppata attraverso una solida tradizione.

Lo diceva Oscar Wilde: “la tradizione è una innovazione ben riuscita”. Vale in tutti i campi, anche in quello, solo in apparenza tradizionalista, della vitivinicoltura di qualità. L’innovazione di processo e di governance è il driver che permette al vino di raccogliere le nuove sfide che il mercato propone, sfide di crescita e di sviluppo in armonia con il “mondo”, seguendo i principi di sostenibilità nei suoi tre pilastri: ambientale, sociale ed economico. Da qui, viene la sempre maggiore attenzione alla salute del territorio e delle persone, attraverso la riduzione dell’uso di fitofarmaci, di concimi e diserbanti di sintesi chimica, privilegiando sostanze naturali e metodi di coltivazione salubri, a favore di una rinnovata fertilità del terreno e di una difesa della biodiversità.

Fondamentale è inoltre razionalizzare e ridurre l’utilizzo dell’acqua, grazie a moderne tecnologie, persino satellitari, di monitoraggio e distribuzione dei consumi. Queste prassi consolidate, unitamente alla scelta di nuovi portinnesti maggiormente efficienti nella gestione della risorsa idrica durante il ciclo vegetativo della vite, mirano ad affrontare al meglio il tema del cambiamento climatico in corso.

La rivoluzione sostenibile si compie anche nella riduzione della CO2, mediante la creazione di impianti fotovoltaici aziendali o ricorrendo a fonti di energia rinnovabili.

Questi sono soltanto alcune delle buone pratiche, imprescindibili per guardare al futuro. Accanto all’ambiente, altrettanto importante, per la gestione virtuosa dell’impresa, è la dimensione sociale: qui sono protagoniste la difesa dei diritti dei collaboratori, lo sviluppo del welfare aziendale, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro. Non ultima, la dimensione economica, vale a dire il mantenimento di parametri economici solidi che permettano alla Cantina di poter operare con la necessaria serenità all’attuazione di piani strategici sempre più focalizzati sulla sostenibilità e sull’etica imprenditoriale.

Se in passato l’imprenditore si domandava “come poter far” prosperare l’azienda, oggi l’imperativo riguarda “cosa sia giusto fare” introducendo una dimensione etica nel fare impresa.

Solo così, ciò che l’azienda realizza, in un momento storico dove le risorse della terra sono sempre più scarse, risponde alle domande che il mercato, il consumatore, la collettività le pongono sulle dinamiche produttive. Ecco, quindi, che la visione imprenditoriale cambia, si evolve e l’azienda non si deve limitare alla creazione di valore per gli azionisti, ma deve generare benessere, sicurezza e bellezza per chi vi lavora e per la comunità che la ospita, dimostrando responsabilità sociale e una forte attenzione all’ambiente.

Il vino avrà un futuro se saprà essere bello, buono, ben fatto, sostenibile e giusto.

Un vino bello, cioè capace di trasmettere l’esclusività del territorio che lo genera e dove si sviluppa un enoturismo che privilegia l’esperienza umana; sempre buono, perché realizzato secondo le più moderne, efficienti ed efficaci tecnologie;  ben fatto, grazie all’armonia di tutti i fattori produttivi; sostenibile nella sua dimensione ambientale e sociale; giusto, cioè che garantisca rispetto e dignità a chi lo crea, contribuisce con consapevolezza a comunicare un’identità unica e irripetibile. Un vino frutto di innovazione, ma fedele, di vendemmia in vendemmia, all’unicità del suo risultato organolettico, che sa sempre esprimere la tradizione, la territorialità, la tipicità che lo hanno reso celebre e che, a ogni sorso, ci rimanda alle sue origini, nel quale ritrovare emozioni, riconoscibilità, memorabilità, eccellenza.