Uno sguardo d’autore: l’arch. Paolo Volpato e il design del futuro.

In occasione dell’editoriale del numero 11 di I AM Magazine abbiamo incontrato l’architetto Paolo Volpato che ci ha offerto la sua idea di design del futuro, tra esigenza di trasformazione e ritorno all’essenza.
Il design attuale vive una fase di profonda trasformazione. Alla saturazione visiva e all’accumulo formale risponde una ricerca di essenzialità, che porta frequentemente a chiedersi dove risieda oggi il valore del design e quale sviluppo avrà in futuro.
Assistiamo da tempo ad un sistema “circolare”, nel quale trend e tendenze si susseguono: dapprima il ritorno degli anni ’40, poi ’50 e così via, sino ad arrivare in questi ultimi anni a riscoperta, riutilizzo e riedizione di pezzi e suggestioni anni ’60, ’70 e ‘80. Tendenze e trend che nel giro di poco tempo perdono di attualità. Penso, invece, a prodotti essenziali e funzionali, dove luce, colore, utilizzo di materiali nobili e naturali esprimono una tendenza che difficilmente tenderà ad esaurirsi.
Dal mio punto di vista, il valore del design contemporaneo e del suo futuro sviluppo risiedono nella capacità di sottrarre, di riportare il progetto alla sua essenza. Mi è sempre stato caro il tema del “design senza ornamento” che si colloca all’interno di una riflessione storica e critica che attraversa il progetto dal Modernismo a oggi. Già Adolf Loos, con il suo celebre saggio Ornamento e delitto (1908), denunciava l’ornamento come espressione superflua, destinata a invecchiare presto e a generare spreco.
Con il Movimento Moderno, questa posizione si è trasformata in principio cardine: eliminare il decoro per privilegiare la funzione, la chiarezza delle proporzioni, la sincerità dei materiali. Oggi, a distanza di un secolo, la questione si rinnova in chiave etica ed ecologica.
Sottrarre non significa impoverire, ma concentrare: un linguaggio ridotto ai minimi termini può esprimere significati profondi. In un’epoca di eccesso visivo, il design sobrio restituisce leggibilità, rafforza la relazione con l’utente e afferma la durata come valore estetico e culturale.
Paolo Volpato
Architetto