CIAM e Cantina Roccafiore, una partnership che parla di genius loci e Made in Italy.

Abbiamo incontrato Luca Baccarelli, della Cantina Roccafiore di Todi, e con lui ci siamo immersi negli affascinanti mondi del vino e dello Champagne.

Un contributo che dagli esordi della cantina ci guida attraverso territori internazionali e nuovi progetti come quello alla base della partnership con CIAM. Due aziende umbre legate da valori simbolo di un Made in Italy contemporaneo, che si sono incontrate a Milano per dare vita a un’esperienza esclusiva di degustazione.

Nel variegato e ricchissimo sistema del vino italiano, che cosa caratterizza la Cantina Roccafiore?

Cantina Roccafiore esiste da 21 anni e fin dal principio è stata guidata da una visione fortemente orientata al futuro. Essendo estranei al mondo del vino, abbiamo provato a crearci un percorso personale svincolato da passato e tradizione, che ha preso forma in una zona, come quella della DOC di Todi, priva a sua volta di una storia vitivinicola, un elemento che ci ha consentito di interpretare liberamente dei punti di contatto con il territorio: il famoso Genius Loci che per noi rappresenta la base imprescindibile per produrre un buon vino.

Abbiamo dato vita, così, a una nuova lettura e a una narrativa svincolate da schemi e modi di fare il vino del passato, creando una realtà che oggi, a dispetto dei nostri esordi – coincidenti con l’epoca delle massicce importazioni e impiantazioni di varietà straniere sul territorio italiano – ci rende molto attuali.

Qual è l’elemento di congiunzione tra Cantina Roccafiore e CIAM?

C’è un legame con il territorio di appartenenza, sicuramente, oltre alla volontà e alla tendenza comuni a entrambe le aziende di guardare sempre in avanti per dare vita a nuovi scenari e sperimentare nuove possibilità. Ed è proprio in occasione dell’ultimo progetto firmato dalla nostra cantina, che ha preso forma la serata che ci ha visti ospiti all’interno dello showroom di CIAM Milano.

Un evento che aveva l’obiettivo di presentare il nuovo side-project di Cantina Roccafiore, vale a dire “Les Bulles” che è una importazione e distribuzione di piccoli vigneron dalla Champagne: quindi, si esce dalla dimensione locale/nazionale per approdare in Francia, alla scoperta delle nuove generazioni di talenti che stanno dando vita ad un nuovo modo di produrre e interpretare lo Champagne, improntato ad una dimensione artigianale e in rottura coi modelli neo-classici dei grandi Champagne di marca.

Un nuovo tassello che si aggiunge all’ecosistema “Roccafiore” e che, con l’evento-degustazione “Et Voilà” che si è tenuto a Milano, ha visto nell’elegante showroom CIAM di Via Pastrengo la perfetta cornice per raccontare la nuova realtà distributiva e per accogliere un target esclusivo di invitati.

Vino e refrigeration design: un legame che parla di?

Innanzitutto di buona conservazione: se il vino non viene conservato e servito alla giusta temperatura si inficiano sia il valore stesso del vino che quello dell’experience di chi lo fruisce. Un tema molto attuale in questo ambito è quello legato alla corretta temperatura dei vini rossi, che ultimamente si tende a servire freschi, piuttosto che a temperatura ambiente.

Negli USA, ad esempio, sulle carte dei vini è sempre più spesso indicata la categoria dei “chillable red wine” (rossi serviti freddi), che si affianca alle classiche categorie dei bianchi, rossi, spumanti, etc.
Avere oggi una cantina refrigerata dedicata proprio ai vini rossi, in grado di garantirne quindi temperature e livelli di umidità adeguati, diventa un aspetto sempre più indispensabile per poter offrire un servizio di alto livello e assicurare la massima piacevolezza al momento della degustazione.

Che ruolo hanno l’estetica e il design nel mondo del vino contemporaneo?

A dispetto degli ambiti apparentemente diversi – il design produce forme solide, mentre il vino dà vita a forme liquide – credo che l’estetica sia il vero punto di congiunzione tra questi due mondi. Due estetiche diverse, ovviamente, che raccontano mondi diversi e che, nel caso di CIAM e della sua refrigerazione fortemente orientata al design, si offre innanzitutto agli occhi, mentre nel caso del vino si esprime attraverso il gusto.

Esiste, inoltre, un’estetica legata all’esposizione: un vino si sceglie dall’etichetta, ma ha un grande valore anche per come viene posizionato all’interno del locale. Sono sicuro che se nei ristoranti di fascia alta i vini venissero sempre esposti, piuttosto che in cantine standard, all’interno di vetrine di design, si rafforzerebbe presso il consumatore l’idea di un posizionamento alto del prodotto, ma anche dello stesso locale.

Un aspetto cruciale, ad esempio, quando si parla di Champagne, la cui esposizione, se attuata nel giusto modo, può stimolare curiosità da parte del consumatore e generare, quindi, un interesse in grado di favorire sia la proposta che la vendita.

Che cosa può raccontare oggi il vino italiano nel mondo?

Credo sia ancora ambasciatore di un Made in Italy che si esprime attraverso il saper fare e che racconta di storia, tradizione e cultura. Se pensiamo all’estero, spesso dimentichiamo che soprattutto laddove non esistono produzioni locali, il vino rappresenta ancora un oggetto avvolto dal mistero.

Le viti, la pratica della potatura, la vendemmia e la produzione stessa del vino raccontano tradizioni e conoscenze che risultano attrattive e affascinanti, per non parlare dell’idea di misurarsi con la degustazione di un vino italiano, espressione di grande storia e qualità.

Credo, quindi, che il vino venga sempre più percepito nel mondo non solo come elemento della tavola, ma quale espressione di un vero e proprio lifestyle che ci rappresenta.