Alessandro Vitiello: un abbraccio dal nome “Moon Open”

Alessandro Vitiello dietro alla Moon Open CIAM, la prima station inclusiva per bartender con disabilità, progettata per garantire accessibilità e autonomia nel lavoro al bancone.

Alessandro Vitiello, il bartender a cui si è ispirata la creazione della nuova station CIAM, Moon Open, ci racconta la sua storia, quella legata a un’amicizia vera e a un progetto che ha visto più protagonisti e professionisti uniti nella realizzazione di un prodotto rivoluzionario per il mondo della Mixology.

Una station ideata per rendere accessibile a tutti il lavoro di bartender, e che vede nella sua recente installazione, presso il ristorante lounge bar “Donna Clelia” a Praiano, il capitolo finale di una storia in cui empatia e innovazione sono state le parole chiave. Un racconto che parte da un sogno ed è già realtà.

Premi, riconoscimenti, fiere e collaborazioni prestigiose: la Moon Open sembra essere sotto i riflettori della Mixology. Che cosa ne pensa Alessandro Vitiello?

Penso che meriti tutta l’attenzione del mondo, perché per quanto mi riguarda ha realizzato un sogno che aspettavo di vivere da quattro anni, e per questo non posso che ringraziare CIAM e Bruno Vanzan, che lo hanno reso possibile. Quest’ultimo è il mio punto di riferimento professionale e umano, il modello a cui m’ispiro: è stato lui a sottoporre a CIAM l’idea di realizzare una station per bartender in sedia come me. Tutto è iniziato nel corso di un evento organizzato a Cervia per raccogliere fondi destinati alla mia riabilitazione, a seguito dell’incidente che ho subìto, e degli undici mesi di ospedale che ne sono seguiti. In quell’occasione, io e Bruno avremmo dovuto lavorare insieme ma fu subito chiaro che le station a disposizione non ce lo avrebbero permesso. Ovviamente, non ci siamo persi d’animo e con due tavoli abbiamo improvvisato le nostre postazioni “speciali”. Quella notte, si accese qualcosa tra noi: una promessa, un patto silenzioso, qualcosa che ha preso forma quando un anno e mezzo dopo Bruno mi contattò inviandomi la foto del cartonato di una station, e invitandomi a fare visita alla sede di CIAM, in Umbria. Un’esperienza unica: un giovane professionista come me al cospetto di un brand leader nel settore! Già sapevo che il livello di CIAM fosse alto, ma mi è stato sufficiente entrare nella sede di Petrignano di Assisi e vedere le persone sorridere per capire che insieme avremmo creato qualcosa di bellissimo e rivoluzionario. Un lavoro che abbiamo realizzato mese dopo mese, senza filtri o soggezioni reciproche, e dove ho visto CIAM mettere in atto tutte le sue conoscenze e competenze tecniche al fine di realizzare un prodotto cucito su chi ha le mie stesse esigenze.

Raccontaci un dettaglio della Moon Open che ti rende particolarmente fiero.

Più che fiero, qualcosa che mi fa sentire in sicurezza, che mi rende autonomo. Si tratta della possibilità della pedana della Moon Open di ruotare a 360° permettendomi, di conseguenza, una mobilità su tutti i fronti. Le persone con una disabilità come la mia hanno una stabilità parziale del busto e delle braccia, per cui devono potersi sentire protette nei movimenti: hanno bisogno di essere sostenute in qualsiasi momento e azione che compiono. Per questo, la forma della Moon Open è per me quella di un abbraccio che mi fa sentire al sicuro, un involucro dentro il quale sono in grado di svolgere al meglio la mia professione, e farlo con naturalezza.

A proposito, com’è andata l’inaugurazione della Moon Open, e cosa ti ha sorpreso di più nel lavorarci?

Se consideriamo che nel corso della serata da solo ho servito 1.500 drink, direi che il battesimo della station sia andato alla grande! A parte il fiume di cocktail, l’evento che si è svolto il 29 giugno, e durante il quale ho inaugurato la Moon Open, ha segnato un inizio al di sopra di ogni aspettativa. Il fatto che abbia potuto servire un numero così alto di drink significa non solo che la station ha rappresentato l’attrazione della serata, ma è anche sinonimo di una performance che sarebbe stato impossibile poter compiere senza la sua presenza – oltre a quella altrettanto preziosa di un barback. Un grande successo per chi, come me, crede che la vera disabilità risieda nella mancanza di autonomia, in una qualsiasi delle sue forme. È quando ho bisogno di altri o quando il corpo non risponde alle esigenze motorie del mio lavoro che sento di essere privato di qualcosa: ed è soprattutto qui che Moon Open risponde alle mie necessità. Ma non è di questo che sono sorpreso – conoscevo già la station CIAM – invece, qualcosa che non mi sarei mai aspettato è stato il fatto che, in quest’occasione, la maggior parte delle persone non si sia resa conto che io stessi lavorando in sedia. Una conferma in più della capacità di Moon Open di saper attrarre per il suo design innovativo, e di mettere al centro il mio lavoro piuttosto che la mia disabilità.

Quali progetti potrebbero svilupparsi in futuro per rendere la Mixology sempre più open?

Studio e ricerca costanti, come quelli che compiono i due protagonisti di questo sogno, CIAM e Bruno Vanzan, risultano strumenti fondamentali per permettere al mondo della Mixology di evolvere in generale, ma per renderlo ancora più aperto va considerato, soprattutto, uno sviluppo della cultura dell’accessibilità al lavoro. Plasmare una nuova mentalità, un nuovo approccio che faccia si che gli imprenditori che operano nel settore possano assumere un bartender in sedia non per un’opera di bene o un obbligo di legge, ma per creare delle opportunità di business, di crescita della qualità del lavoro, e d’innovazione. Oggi – e Moon Open lo testimonia – un giovane professionista in sedia come me, abituato a lavorare su station che si è costruito da solo, può veramente esprimersi al massimo delle proprie capacità e competenze, attraverso strumenti che gli permettono di avere un’autonomia totale. E allora, sarebbe un vero peccato se io e tanti altri restassimo legati al passato: perché è il cambiamento – che inizia sempre dalle nostre menti – a guidarci verso il futuro.