CIAM incontra Urbani Tartufi

CIAM incontra la Urbani Tartufi in una collaborazione che esalta l’innovazione e converge in un comune sguardo verso il futuro dell’eccellenza e del Made in Italy.

Intervista a Andrea Pascolini
General Director Urbani Tartufi

L’occasione è stata la collaborazione nata nel corso della recente edizione della fiera eno-gastronomica più importante del Paese, Cibus, durante la quale l’elemento di connessione tra CIAM e Urbani Tartufi è stata la fornitura di due vetrine refrigerate K2. Ma l’incontro vero e proprio è nato tra due ambienti come quello del tartufo e quello della tecnologia refrigerativa, apparentemente lontani, ma in grado di creare un dialogo che usa un alfabeto comune. Anche per questo abbiamo incontrato il direttore generale della Urbani Tartufi, Andrea Pascolini, per conoscere da vicino le visioni di un’azienda da sempre espressione di eccellenza.

Dott. Pascolini, che cosa rende oggi un’azienda competitiva nel panorama internazionale e sinonimo di “Made in Italy”?

Questa domanda corrisponde allo stesso interrogativo che ogni giorno ci poniamo all’interno della Urbani Tartufi, e dal nostro punto di vista il nodo centrale sta tutto nell’investire sulla qualità di ciò che produciamo e vendiamo, che nel nostro caso corrisponde sicuramente alla qualità di tutti i prodotti, siano essi tartufi freschi o le loro declinazioni confezionate. Sono dell’idea che realtà come la nostra, che rappresenta una delle eccellenze italiane a livello internazionale, debbano porsi questo come obiettivo per proiettarsi nel mondo e rimanere nell’ambito dell’eccellenza.

Sappiamo quanto oggi sia imprescindibile aggiungere al Made in Italy anche il valore della sostenibilità. Come agisce in questo senso un’azienda così profondamente legata alla terra?

La sostenibilità è un altro ambito che coinvolge le aziende di eccellenza e il loro sviluppo, ma se fino a qualche tempo fa veniva percepita come un tema che poteva presupporre investimenti non facili da affrontare, e con obiettivi falsamente lontani da quelli aziendali – per cui assumeva quasi un’accezione negativa – oggi le cose sono cambiate, e non solo per l’urgenza globale a cui le imprese devono rispondere.

La Urbani Tartufi ha potuto sperimentare prima e confermare poi che è possibile progettare e sviluppare azioni volte alla sostenibilità, in particolare ambientale e sociale. Pratiche che allo stesso tempo apportano benefici economici all’azienda: in questo senso, il nostro biglietto da visita è rappresentato da Truffleland. Un progetto, e oggi un’azienda, che consegue gli obiettivi di cui sopra e che nasce da due elementi fondamentali come il legame profondo con la terra, che rappresenta l’essenza della Urbani Tartufi, e la profonda passione che la famiglia Urbani, e tutti coloro che in qualche modo ne sono legati, nutrono per il tartufo. Da qui, la consapevolezza che il futuro di questo prezioso frutto rappresenti uno degli obiettivi fondamentali su cui investire.

Per ragioni che vanno dai cambiamenti climatici a quelli che hanno coinvolto alcuni asset agricoli come l’abbandono o la mancata manutenzione dei terreni, sappiamo tutti quanto ormai la sua produzione spontanea, soprattutto in Italia, sia messa in pericolo. Truffleland e la tartuficoltura rappresentano gli strumenti per garantire il futuro del tartufo e farlo in modo sostenibile e remunerativo. Un’azione di sostenibilità che non guarda solo agli interessi di un’azienda che produce e vende tartufo, ma che agisce anche sulla salvaguardia dell’ambiente e nel profondo dei territori rurali da un punto di vista sociale, economico e culturale.

A proposito di territorio, nel corso dell’ultima edizione della fiera Cibus abbiamo visto la collaborazione di due aziende umbre: che tipo di connessione è nata con CIAM?

Se nel caso di Truffleland e della tartuficoltura sappiamo che ormai l’era della sperimentazione è superata, nel caso di Cibus e dell’incontro con la tecnologia CIAM abbiamo voluto cercare l’innovazione, l’evoluzione che segue il passo della tecnologia. Credo che in questo caso la connessione non sia stata determinata solo dall’appartenenza allo stesso territorio, ma rappresenti il risultato di energie, impulsi e visioni che convergono in un costante desiderio di innovazione e, in modi diversi, di futuro. E a dire il vero, se immagino sia raro vedere dei tartufi all’interno delle vetrine CIAM – piuttosto abituate a contenere prodotti dolciari, eno-gastronomici o bottiglie di vino e champagne – posso garantire che dal punto di vista della Urbani Tartufi l’uso che è stato fatto delle vetrine K2 durante l’ultima edizione di Cibus aveva come obiettivo quello di portare fuori una veste nuova, un’opportunità diversa di consumo del tartufo, sicuramente non così consona negli ambienti tradizionali.

Una questione di cui avremmo parlato a prescindere, perché da sempre oggetto di approfondimento tra gli esperti, quella della conservazione del tartufo.

Si, indubbiamente la conservazione del tartufo è un tema che non smette di affascinare. È vero che in alcuni ristoranti siamo abituati a vedere il tartufo fresco mentre viene esposto su vassoi preziosi o affettato al tavolo, ma la verità è che il tartufo, per sua natura, è stagionale, per cui le quattro specie che siamo abituati a consumare sono fresche solo per tre mesi l’anno. Ed è qui che subentra la provocazione/esperimento che abbiamo voluto portare a Cibus, con l’ausilio della tecnologia CIAM: se nella stagione in cui si trova fresco riusciamo a selezionare, pulire e preparare il tartufo in modo da poterlo surgelare, ne possiamo aumentare anche le opportunità di consumo in momenti dell’anno in cui, altrimenti, non sarebbe disponibile. Non a caso a Cibus nelle vetrine CIAM erano esposti dei magnifici tartufi neri pregiati, quindi invernali, e credo che il risultato sia stato convincente e apprezzato, non solo per il carattere innovativo, ma per la qualità che contraddistingueva i nostri prodotti.